Ha un diametro di 1,20 mt, leggera forma a cupola, con il bordo esterno alto 3 cm, mentre la parte centrale dove c'è il foro nel quale cadeva il grano è alta 8 cm, il peso approssimativo è di circa 1,5 quintali.
Questa è la parte superiore di una macina ORIGINALE che per centinaia di anni, è stata utilizzata nella Valle dei Mulini di Gragnano.
Archeologia industriale che deve essere protetta e fatta conoscere al mondo intero.
Un doveroso omaggio a coloro, che otto secoli fa realizzarono qui un distretto industriale, utilizzando l'acqua e la forza di gravità per far muovere le macine. Non il singolo Mulino in uso alla comunità locale ma un sistema di ECOLOGIA INDUSTRIALE, dove si macinava grano in grandi quantità.
Un segno che anche nei secoli bui del suo passato l'uomo non ha mai smesso di usare l'ingegno per realizzare opere al fine di migliorare le proprie condizioni di vita.
Questo luogo che è stato per troppo tempo nascosto e abbandonato, deve tornare ad essere conosciuto nel mondo, come testimonianza storica e culturale di un territorio che deve riappropriarsi della sua storia industriale.
Un ingegnoso sistema composto da circa venti mulini (dalla sorgente Forma al mare) che lavoravano in sequenza. Un distretto industriale che utilizzava l'acqua e la forza di gravità come energia per dare il moto alle macine.
La Capitale Europea della Pasta DEVE il suo successo attuale a questa storia secolare.
La macina è vista dal lato di sotto e i solchi servivano a portare verso l'esterno, il prodotto man mano che veniva macinato, mentre gli incassi a croce era il punto in cui veniva fissato il palo motrice che saliva dalla ruota dell'acqua. .
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