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Pietro INGENITO

... senza l'elemento principale, nulla sarebbe stato possibile.

Aggiornamento: 1 apr 2022

Per comprendere bene il complesso ma allo stesso tempo affascinante sistema idraulico che fu la Valle dei Mulini di Gragnano non si può prescindere dallo studio del territorio, dalla sua pendenza e dalle condizioni naturali che resero possibile tutto il resto.


È la morfologia dei monti Lattari all'inizio della penisola Sorrentina/Amalfitana dove tre alte montagne (Cerreto, Cervignano e Faito a cavallo tra il golfo di Napoli e quello di Salerno e che superano i 1250 metri di altezza) a fare di quest'area una particolarità dell'intera costa Italiana.


Dal 1960 in poi (da quando cioè sono disponibili i dati rilevati dalle stazioni meteo) si è visto che questo territorio ha la stessa piovosità delle aree interne della Regione.

Si tratta di montagne con pendii poco ripidi per cui l'acqua delle piogge non scende tutta verso i torrenti a fondovalle ma si infiltra nel terreno di cui sono ricoperte.


Oltre ad una fitta e variegata vegetazione, le piogge danno origine alle numerose sorgenti a cui Gragnano deve la sua ricchezza nel corso dei secoli, prima con l'industria molitaria nella Valle dei Mulini e da oltre 3 secoli quale ingrediente per fare la Pasta.


La Capitale Europea della Pasta deve all'acqua il suo prestigio nel mondo.

L’elemento principale che la natura forniva con la pioggia era L'ACQUA, senza la quale nulla sarebbe stato possibile.

Su questa cartina della Campania sono indicate le aree della Regione con la più alta concentrazione di precipitazioni rilevate negli ultimi cinquant'anni.


Si nota che l'area dei monti Lattari ha la stessa densità di pioggia delle aree interne e risulta anche essere la zona costiera Italiana con maggiori precipitazioni.






Dettaglio dell'area interessata con le sigle dei rilievi (monti) e dei paesi che ne fanno parte, in particolare MC Monte Cerreto, MCV Monte Cervigliano, MF Monte Faito e Gr ad indicare Gragnano. La diversa colorazione con il riferimento alla scala graduata indica il livello medio di precipitazioni

.

Questa immagine mostra i monti Lattari dal lato Nord.

Trattandosi di montagne poco ripide questo rallenta la corsa dell’acqua verso il mare penetrando in gran parte nel terreno dando poi origine alle numerose sorgenti presenti sul territorio.


Risulta particolarmente interessante il confronto tra le due cartine geografiche, perché dimostrano come la piovosità sui monti Lattari sia una costante nel tempo. La prima è il risultato di uno studio fatto dal 1960 al 2010, mentre la seconda si riferisce agli ultimi 5 anni.

Questa premessa è utile per comprendere il resto dell'articolo, che si riferisce al periodo in cui furono costruiti i primi Mulini e per i secoli successivi.



Condizioni climatiche nel periodo storico di riferimento:

Molti studiosi concordano che dopo un periodo di caldo a cavallo dell’anno mille, nei secoli successivi in tutta Europa iniziò un periodo di freddo intenso che durò circa cinque secoli, caratterizzato da intense nevicate anche nel bacino del Mediterraneo che ovviamente erano di maggiore intensità alle alte quote.


Questo clima invernale aumentava la portata delle sorgenti perché la neve sciogliendosi lentamente, alimentava le sorgenti molto più di quanto facessero le piogge.

Per un intuitivo fenomeno di fisica le sorgenti in alta quota anche se di maggiore portata hanno un periodo di erogazione minore rispetto a quelle che si trovano a quote inferiori.


I monti Lattari hanno due versanti lato nord (golfo di Napoli) dove si trova la Valle dei Mulini di Gragnano e il lato sud (golfo di Salerno) dove si trova la Valle delle ferriere di Amalfi.


La differenza sostanziale tra i due luoghi è dovuta alla diversa pendenza del territorio, maggiore nel versante sud minore nel versante nord .


Ma quello che fà la differenza è la diversa altitudine delle sorgenti che danno origine alle due Valli, circa 900 slm (Comune di Agerola) quella amalfitana, 250 slm quella su versante di Gragnano.


Questa diversa durata operativa delle sorgenti (maggiore dal nostro versante) ci porta con una certa logica a ritenere che gli Amalfitani scelsero di realizzare un distretto industriale su questo versante dedicato alla macinazione dei cereali e lasciare all'altro versante la lavorazione dei metalli.


Perché si può avere un periodo di fermo nella lavorazione del ferro, ma per ovvie ragione non è possibile con la produzione di prodotti alimentari.


Altro aspetto da tenere presente c'è anche la distanza in linea d'aria tra la sorgente e il mare, che certamente influì sulla costruzione dei due sistemi industriali. Sul versante Amalfitano è minore di un km con una pendenza molto ripida, mentre sul nostro versante la pendenza media del 5% e una distanza di circa sei km.


Pietro INGENITO

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THE END

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