ecologia industriale
- Pietro INGENITO
- 8 nov 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 gen
Le prime concessioni per i "molendinum in flumine Graniani" sono del 1266 e del 1272.
La costruzione dei Mulini e dell’acquedotto comportò uno studio attento sul percorso da realizzare, della pendenza totale e nei vari tratti.
Il principio di funzionamento in serie dei mulini, era valido perché l'acqua in uscita alla base di un Mulino, come nuova posizione, poteva sfruttare la pendenza del canale per raggiungere la sommità del Mulino successivo attraverso un canale rivestito in cocciopesto prevalentemente a sezione rettangolare che seguiva l'andamento delle rocce, adattandosi all'orografia dei luoghi. Il rivestimento del canale era in cocciopesto per ridurre le perdite di acqua e quindi renderlo più impermeabile possibile con le tecniche e i materiale tempo.
Il problema delle perdite si eliminò del tutto nel tempo perché il passaggio continuo dell'acqua, aveva creato uno strato di calcare, che rese il canale perfettamente a tenuta.
E' stata la presenza di questo calcare (che non veniva rimosso), a farci conoscere il livello dell'acqua (altezza) nel canale e che insieme alla sezione ci ha consentito di calcolare la quantità di acqua in circolazione.
La distanza tra i vari Mulini non è uniforme ma in funzione della pendenza su cui furono costruiti. Dei 13 Mulini rimasti e distribuiti sull'intero percorso di oltre 2 km, ben 4 furono costruiti nel tratto più ripido di circa 400 mt. L’altezza e il diametro delle Torri dovevano rispondere ai requisiti necessari per garantire che si generasse la pressione necessaria a far funzionare il sistema di macina.
Ma un sistema idrico così vincolato dalla pendenza non consentiva però la costruzione di altri mulini sullo stesso acquedotto. Per ovviare a questo e per soddisfare le maggiori richieste di macinato, dalla metà del 17° furono eseguiti lavori per aumentare la portata dell'acquedotto in quanto erano state aggiunte altri sistemi di macina ai Mulini già esistenti.

Nella foto sono evidenti i lavori di ampliamento del canale per consentire l'aggiunta di altri sistemi di macina a quelli già esistenti.
La freccia verde indica il canale preesistente mentre la freccia rossa quello costruito successivamente ad una quota maggiore e con una portata maggiore.
In questo modo ogni Mulino poté aumentare la sua capacità produttiva.
Dalla costruzione dei primi mulini del 13° secolo erano passati oltre tre secoli e le conoscenze tecniche notevolmente migliorate. I sistemi di macina erano più leggeri e con l'utilizzo di materiali diversi (metallo) si erano notevolmente ridotti gli attriti, quindi non era più necessaria una forte pressione contro la ruota. Questo consentì la costruzione di Torri più piccole che avevano quantità minore di acqua.
Nella Valle dei Mulini NON sono stati trovati resti di abitazioni ma solo edifici per attività produttive, questo significa che si trattò di un distretto industriale "ante litteram" in cui la disponibilità dell'acqua come forza motrice permetteva le attività in cui era necessario disporre di molta energia in modo continuativo. Non è un errore pensare che altre lavorazioni oltre alla macinazione del frumento. Lavori in corso per il recupero di sei Mulini stanno portando alla luce un edificio più grande (tre livelli) rispetto a quelli conosciuti e dalle prime verifiche potrebbe confermare l'ipotesi che oltre ad essere utilizzato come Mulino per la macinazione del grano potrebbe essere anche una segheria.
Un insieme produttivo di ecologia industriale in cui i Mulini utilizzavano l'energia fornita dal più elementare degli elementi naturali come l'acqua, per la loro attività. Un'energia usata ma non consumata.
All'inizio del 19° secolo il progresso tecnologico, fornì altre fonti energetiche (carbone - vapore, elettricità), per cui non era più necessario trovarsi nei pressi dei fiumi per disporre di energia (come lo era stato per i secoli passati). Inoltre la tassa del macinato del 1868 dopo l’Unità d’Italia, contava il numero dei giri della ruota di macina e non la quantità di farina macinata, penalizzò i piccoli mulini (come quelli di Gragnano) a favore dei più grandi localizzati sui grandi fiumi e fu così che la Valle, perse la sua valenza economica.
Si tratto di un distretto industriale ?. Molti sono restii a definirla tale altri ne sostengono la corretta interpretazione. Personalmente mi limito a riportare come la principale Enciclopedia della Lingua Italiana definisce il termine "distretto industriale"

Enciclopedia Treccani:
Sistema produttivo costituito da un insieme di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, caratterizzate da una tendenza all'integrazione orizzontale e verticale e alla specializzazione produttiva, in genere concentrate in un determinato territorio e legate da una comune esperienza storica, sociale, economica e culturale.
La Valle dei Mulini di Gragnano é stato un DISTRETTO INDUSTRIALE del passato. Ma seppure cosi non fosse, è stata certamente l'origine dall'attuale industria dell'arte bianca che vede un territorio di appena 15 kmq come Gragnano essere riconosciuta nel mondo per la sua eccellenza. Otto secoli di storia che si possono riassumere:
Da Valle dei Mulini a Capitale Europea della Pasta.










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